Questa è la storia di un uomo senza tempo che profuma di poesia. La storia di un uomo che per amore ha abbandonato tutto diventando qualcosa di diverso come mai nessuno è riuscito a fare prima. La sua storia si racconta tra la gente come una leggenda metropolitana sussurrata da persona a persona, a metà strada tra mito e follia. Nessuno l’ha mai conosciuto realmente. Si dicono di lui tante cose, una tra tutte che non sia mai veramente esistito.
Nessuno conosce il suo nome e per quello è stato chiamato in tanti modi. Si sapeva solo che non amava le persone e parlare con la gente. La solitudine era il suo rifugio, le giornate di pioggia la sua passione. E la musica era l’unica cosa che davvero contava nella sua esistenza. Da ogni oggetto poteva far nascere suoni di infinita bellezza e le sue note erano in asse verticale con il divino. Inutile dire che sapesse suonare innumerevoli strumenti, ma il pianoforte era il suo strumento preferito. Passava le giornate a suonare e comporre melodie che solamente chi aveva la fortuna di avvicinarsi alla sua abitazione poteva godere. Infatti nulla di quello che creava veniva trascritto o registrato ma ancora oggi chi passeggia nel suo quartiere sente nell’aria qualcosa di magico.
Amava così tanto la musica che voleva diventare Musica. E alla fine ci riuscì.
Da anni i suoi pensieri erano diventati melodie e mentre dormiva anche i sogni si erano trasformati in qualcosa di diverso, non più immagini ma semplici vibrazioni. Ad ogni risveglio si sentiva sempre più leggero e diafano finché un giorno, quasi all’improvviso, si rese conto che stava lentamente svanendo. Si, svanendo. La sua mano destra fu la prima a sparire, ma quello che lo colpì era che le note del pianoforte continuavano a suonare ugualmente. Quel giorno fu il principio, poi lentamente perse la mano sinistra, le orecchie, i piedi e via via ogni piccolo frammento del suo esile corpo. E più diventava etereo, più le sue creazioni acquisivano bellezza diventando qualcosa di mai sentito prima.
Finché, arrivato ad un ennesimo stanco risveglio, capí che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno. Non molto lontano dalla sua porta di ingresso era già viva la festa di quartiere che si ripeteva a cadenza annuale. Un pianoforte antico era già pronto per una esibizione di arte contemporanea. Pioveva.
Allora uscì di casa e si mise a suonare come mai prima, sorprendendo la folla che iniziò a vedere i tasti muoversi come se fosse un fantasma a suonarlo. Le note si erano tramutate in parole che toccavano l’anima e improvvisamente la pioggia si mescolò alle lacrime delle persone che ascoltavano ipnotizzati, come se una chiave avesse aperto una porta tra bruma e rumore.
Fu allora che in quel frangente di eterno frammento il suo corpo svanì completamente avvolgendo ogni piccolo dettaglio di suoni rallentati lasciando tra la bocca della gente la bozza di un racconto che nessuno ha mai creduto vero ma che tutti amano ricordare.
This is the story of a timeless man who smells of poetry. The tale of a man who, for love, abandoned everything, becoming something different as no one had ever managed to do before. His story is told among people like an urban legend whispered from person to person, halfway between myth and madness. No one has ever truly known him. Many things are said about him, one of which is that he may have never really existed.
No one knows his name, and for that reason, he has been called many things. It was only known that he did not love people or speaking with them. Solitude was his refuge, rainy days his passion. And music was the only thing that truly mattered in his existence. He could bring forth sounds of infinite beauty from any object, and his notes were in vertical alignment with the divine. Needless to say, he could play countless instruments, but the piano was his favorite. He spent his days playing and composing melodies that only those fortunate enough to approach his home could enjoy. In fact, nothing he created was ever transcribed or recorded, but even today, those who walk through his neighborhood sense something magical in the air.
He loved music so much that he wanted to become Music. And in the end, he succeeded. For years, his thoughts had turned into melodies, and while he slept, even his dreams had transformed into something different, no longer images but simple vibrations. With each awakening, he felt lighter and more ethereal until one day, almost suddenly, he realized he was slowly fading away. Yes, fading away. His right hand was the first to disappear, but what struck him was that the piano notes continued to play nonetheless. That day was the beginning; then slowly, he lost his left hand, his ears, his feet, and gradually every small fragment of his frail body. And the more ethereal he became, the more beautiful his creations acquired, becoming something never heard before.
Until, arriving at yet another weary awakening, he realized that it would be his last day. Not far from his front door, the neighborhood party was already in full swing, as it repeated annually. An antique piano was already set up for a contemporary art performance. It was raining.
So he left his house and began to play like never before, surprising the crowd, who started to see the keys moving as if a ghost were playing them. The notes had turned into words that touched the soul, and suddenly the rain mingled with the tears of the people who listened, hypnotized, as if a key had opened a door between mist and noise.
It was then, in that eternal fragment of a moment, that his body completely vanished, enveloping every little detail of slowed-down sounds, leaving among the mouths of the people the draft of a story that no one has ever believed true but that everyone loves to remember.
francis gri 