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The vanishing process

It’s been almost two years now since I decided to shut down Krysalisound. A decision I made after realizing that the positives had become far fewer than the negatives — and honestly, seeing how the music scene is evolving today, I don’t regret that choice.
What might seem strange, though, is my decision to leave no trace of the label online. In reality, for those who know me well, it’s a decision that deeply reflects who I am, even though I know not everyone will agree.
The choice to turn the Bandcamp page from Krysalisound into Gri Projects (or whatever it might be called in the future) had a specific reason: my frustration with letting an unused page just sit there on the web. In my mind, two options emerged: close the account or use it to host my collaborations.
I also really like the idea of separating my two worlds — my solo work and my collaborations — which are quite distinct. In the first, the listener is invited into a more ethereal dimension, while in the latter they might encounter more electronic and experimental sounds. Apart, Revglow, and even the upcoming collaboration I’ll be releasing in September are clear examples of this.
Since the label was no longer serving the artists I had produced, it didn’t make sense to continue as it was, and I needed a clean break — something that really reflects my personality.
Also, let’s not forget I’m 43 and I grew up listening to music when the internet didn’t exist yet. So many labels I absolutely loved no longer exist today, and you won’t find any mention of them online.
I really liked that idea — in a world where everything is archived and accessible, making Krysalisound a snapshot of a few years that maybe someone will remember fondly for a while, but that will soon be completely forgotten without leaving any trace.
The digital world has confused us deeply, making us believe that just because something is online, it must be important. In truth, it’s a dangerous ego trap — especially for those without real talent — and I think I came to that realization a little late.
That’s why I’ve decided to start over in a different way, with more humility and simply with the desire to share with the few who genuinely enjoy listening to what I create.
And if I know myself well, my path toward minimalism will lead me to another change in the coming years — perhaps leaving the internet altogether and going back to old-school methods, using a mailing list to sell the CDs I’ll release… but whether that impulse becomes real or not is something only time will tell.

Ormai sono passati quasi due anni da quando ho deciso di chiudere Krysalisound. Una decisione presa dopo aver realizzato che i lati positivi erano diventati molti meno di quelli negativi ed effettivamente ad oggi, vedendo anche come si sta muovendo il panorama musicale, non mi pento della scelta fatta.
Quello che però potrà sembrare strano è invece la mia decisione di non lasciar traccia della label sul web. In realtà, per chi mi conosce a fondo, è una decisione che rispecchia molto la mia persona, anche se sono consapevole che non tutti saranno d’accordo.
La scelta di trasformare la pagina Bandcamp da Krysalisound a Gri Projects (o come si chiamerà in futuro) ha una ragione specifica, che nasce dalla mia frustrazione nel dover lasciar stagnare una pagina inutilizzata sul web. Nella mia testa, quindi, si erano aperte due opzioni: chiudere l’account oppure gestire qui le mie collaborazioni.
Mi piace molto anche il fatto di separare i miei due mondi, quello solista e quello collaborativo, che sono effettivamente abbastanza distinti. Mentre nel primo l’ascoltatore può entrare in una dimensione più eterea, nelle collaborazioni può trovarsi di fronte a sonorità più elettroniche e sperimentali. Apart, Revglow, ma anche la futura collaborazione che pubblicherò a settembre, ne sono la prova.
Non essendo più utile per gli artisti che ho prodotto, non aveva più senso continuare così e avevo bisogno di un taglio, cosa che contraddistingue molto la mia personalità.
Inoltre, non dimentichiamoci che ho 43 anni e sono cresciuto ascoltando la musica quando ancora non c’era internet, e tantissime label che ho letteralmente amato ora non esistono più e non c’è più menzione di loro sul web.
Mi piaceva molto questa idea: in un mondo dove c’è tutto, fare in modo che Krysalisound diventasse un’istantanea di qualche anno che forse qualcuno ricorderà con piacere ancora per un po’, ma che tra poco verrà completamente dimenticato senza lasciar traccia alcuna.
Il mondo digitale ci ha totalmente confuso, facendo credere che quello che facciamo, solo perché è sul web, sia importante. In realtà è un’esca egoica molto pericolosa per chi non ha talento, e io credo di esserci arrivato un po’ tardi.
Per questo ho deciso di ripartire in un altro modo, con più umiltà e semplicemente il desiderio di condividere con quei pochi che trovano piacere nell’ascoltare ciò che faccio.
E, se mi conosco bene, il mio processo di minimalismo mi porterà a fare un altro cambiamento nei prossimi anni, magari abbandonando internet e tornando all’antica, utilizzando semplicemente una mailing list per vendere i CD che pubblicherò… ma questa spinta capirò solo col tempo se diventerà reale.

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Chiaroscuri: Ghost Works I

Chiaroscuri: Ghost Works was born from the desire to capture sonic snapshots, like photographs that freeze a unique moment in time. These collections will feature pieces mostly written in one or at most two voices, to highlight the instrument in its purest essence.
Each track is improvised to preserve the raw purity of instinct, with all its imperfections.

Chiaroscuri: Ghost Works nasce dal desiderio di registrare istantanee sonore, come fotografie che catturano un momento unico. Queste raccolte conterranno brani prevalentemente a una, o al massimo due voci, per valorizzare lo strumento nella sua essenza.
Ogni pezzo è improvvisato, per mantenere intatta la purezza dell’istinto, con tutte le sue imperfezioni.

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digital / SOUL

Lately, I often find myself wondering what the future of music might look like, and especially what space my own musical niche could find in this world that feels so different from me.
Since I first wrote about the impact that AI can have on the music scene, I’ve had the chance to listen to several productions, and I must say the bar has been raised quite a bit. I believe that, in the mainstream field, before long even a trained ear will struggle to tell an AI-produced track from a human one. What, after all, could the difference really be, considering that so many commercial productions are already soulless?
What worries me, instead, is that soon even on Bandcamp, SoundCloud, and so on, AI-generated ambient and experimental music will start to take root. So I ask myself: do I want to share my space with something artificial? AI productions will soon become increasingly sophisticated and, as a friend of mine—a heavy Suno user—says: “When I use this program, I feel like a superhero because I can do things I wouldn’t be able to do otherwise.”
And here lies the heart of the matter: where will all of this lead? If ambient music is already full of non-musicians, where are we headed now? Will our ears still be able to sense where the soul is enclosed within a work of art, or is that just another human presumption?
For now, I take it one day at a time, swayed by my sinusoidal emotions—some days wanting to step away from all this pretense and sell only physical CDs, and other days thinking about those who, for various reasons, prefer digital formats.

Come spesso mi accade ultimamente mi trovo a pensare quale possa essere il futuro della musica e soprattutto che spazio possa trovare il mio angolo musicale in questo mondo così diverso da me.
Da quando ho scritto a riguardo dell’impatto che può generare AI nel panorama musicale ad oggi ho avuto modo di ascoltare diverse produzioni e devo dire che il livello dell’asticella si è parecchio alzata. Credo che nel ramo mainstream tra non molto anche un’orecchio esperto farà fatica a riconoscere una produzione AI da una umana. Quale potrebbe essere infatti la differenza considerato il fatto che già moltissime produzoni commerciali sono prive di anima?
Quello che mi preoccupa invece è che a breve anche in Bandcamp, Soundcloud e via dicendo si insidieranno le produzioni AI di musica ambient e sperimentale. Allora mi domando: voglio condividere il mio spazio con qualcosa di finto? A breve le produzioni AI diventeranno sempre più raffinate e, come dice un mio amico grande utilizzatore di Suno: quando uso questo programma mi sento come un super eroe perchè riesco a fare cose che non sarei in grado di fare senza. Ed è qui il nocciolo della questione, dove porterà tutto questo? Se già la musica ambient è già piena di non musicisti, dove andremo a finire adesso? Riuscirà il nostro orecchio a percepire dove l’anima è racchiusa dentro un’opera d’arte oppure è solo l’ennesima presunzione dell’essere umano?
Per il momento vivo alla giornata e subisco le mie sinusoidali sensazioni che mi portano un giorno a voler togliermi da tutta questa finzione e vendere solamente il cd fisico e altri giorni dove penso a chi invece predilige per motivi di diverso tipo il formato digitale.

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Drawing Shadows: Francis Gri & Wil Bolton NEW WORK

I am happy to share my new collaboration with Wil Bolton:

After Imaginary Tales and In Still Water, the collaboration between Wil Bolton and Francis Gri continues to explore new territories. 
Unlike the first two works, where the initial framework was created by Wil, this time the roles have been reversed—and surprisingly, the final result features sounds that are quite different from their previous efforts. 
Drawing Shadow is a collection of six tracks (for a total of 38 minutes) that blends ambient textures with minimal electronics in a dense album that takes the duo into darker, yet still delicate, territories. 
The sounds of this work transport the listener to that brief moment of the day when it’s not quite night yet, but the soul begins to embrace a more intimate breath—a breath in search of beauty, tranquility, and poetry, awaiting that moment of peace and calm before finally surrendering to dreams.

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Sasayaka

Always fascinated by the “shortform editions,” I’m happy to present, after Lull, a new miniature album: Sasayaka.
Seven small musical seeds gathered in sixteen minutes. It might sound paradoxical, I know, but those who, like me, are used to few words might understand this pursuit of essence, of the bare minimum.
What surprises me every time I listen back to works like this is how time seems to expand: a few minutes that stretch out, reaffirming the idea that time, after all, is a relative concept.

Sasayaka is a sonic journey made of imperceptible details that dance in the air like light leaves. Ethereal sounds, delicate as the first light of dawn, tiny fragments of emotion suspended in time.
Each track is a caress, a breath, a distant echo that brushes against the soul. Sasayaka is a celebration of the hidden joy found in small things, a whisper capable of containing infinity.

Recorded during the nights between February and March 2025, on a 4-track cassette recorder.

Sempre affascinato dal formato delle “shortform editions”, sono felice di presentare, dopo Lull, un nuovo album in miniatura: Sasayaka.
Sette piccoli semi musicali raccolti in sedici minuti. Può sembrare paradossale, lo so, ma chi, come me, è abituato a poche parole forse comprenderà questa ricerca dell’essenza, del minimo indispensabile.
Ciò che mi sorprende ogni volta, riascoltando lavori come questo, è come il tempo sembri dilatarsi: pochi minuti che si espandono, confermando l’idea che il tempo sia, in fondo, un concetto relativo.

Sasayaka è un viaggio sonoro fatto di dettagli impercettibili, che danzano nell’aria come foglie leggere. Suoni eterei, delicati come la prima luce dell’alba, minuscoli frammenti di emozione sospesi nel tempo.
Ogni traccia è una carezza, un soffio, un’eco lontana che sfiora l’anima. Sasayaka è la celebrazione della gioia nascosta nelle piccole cose, un sussurro capace di racchiudere l’infinito.

Registrato nelle notti tra febbraio e marzo 2025, su un registratore a cassette a 4 piste.

Sasayaka EP by Francis Gri

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Bruma (NEW ALBUM)

After the minimalist interlude of Svanire—a project that will certainly have a follow-up—I am continuing to explore the compositional path I embarked on with my recent works, Argine and While. In this journey, I seek to strike a delicate balance between intricate melodic textures and expansive, abstract soundscapes, allowing each element to breathe and evolve organically. 
The result is not just a collection of sounds but a true narrative experience: a soundtrack designed to accompany and enhance the atmosphere of a short story, which is included within the CD packaging. The music and the written word intertwine, creating an immersive dialogue between sonic and literary dimensions. 
For those who wish to read the story, I’m sharing the link below to access the digital version. I hope this project resonates with you and invites you into its world, where music and storytelling merge into a singular, evocative journey. 

Thank you, as always, for the time you dedicate to what I create with passion and love. 

Release date: February 27, 2025

Digital album: LINK

CD on demand:
PAYPAL LINK

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SVANIRE: the story

“Svanire” came about suddenly, shortly after finishing the recordings for what is the album that continues the path of Argine and While and which will likely see the light (probably under the title Bruma) during the cold winter of 2025.
Svanire is like a bolt from the blue, born from an idea of collaboration between myself and Andrew Chalk, an English artist much appreciated in the ambient music scene, especially for those who, like me, love a certain kind of delicate and fragile sound.
It is therefore a four-handed work where I contributed the piano recordings, and then Andrew took on the role of producer, bringing my notes into his studio and into his magical world. And magical was indeed the result, an album completed in less than a week. I find its strength in that minimalism I had been seeking for a long time, and which I perhaps had never dared to pursue. I could have added more instruments, the initial idea was exactly that, but after repeated listens, I decided not to ruin that initial spontaneity and to leave everything as it was, between notes and silence.
Even now, it remains the only album of mine that I listen to with the same pleasure with which I listen to albums by others, and I thank Andrew for giving me the key to access a world I hope to revisit in the future.
Svanire is also a story I had written at the beginning of the year, and it seemed to be waiting for this very album to come to light.
When Daisuke Suzuki, a friend of Andrew Chalk, asked me for some more information to give me the most suitable Kanji for the title, I spontaneously described the story like this: “I think the best way to describe the word ‘Svanire’ is a hidden and innate feeling of not belonging to this world, which starts from the soul and then touches every part of the body, slowly disappearing like a foggy day.”
To complete this work, I chose to use one of Andrew’s beautiful paintings as the artwork, which closes the circle of what represents a dream for me: having had the chance to work with an artist I have long admired.

Svanire nasce all’improvviso poco dopo aver concluso le registrazioni di quello che è l’album che prosegue il percorso di Argine e While e che vedrà la luce (molto probabilemente con il titolo Bruma) durante il freddo inverno del 2025.
Svanire è un fulmine a ciel sereno che nasce da un’idea di collaborazione tra me e Andrew Chalk, artista inglese molto apprezzato nel panorama ambient per chi ama come me un certo tipo di sonorità delicate e fragili.
Si tratta quindi di una lavoro a quattro mani dove io ho apportato le registrazioni di piano e poi Andrew ha agito da produttore, portando le mie note nel suo suo studio e nel suo mondo magico. E magico è stato appunto il risultato, un album finito in meno di una settimana. E trovo la sua forza in quel minimalismo che ricercavo da tempo e che forse non ho mai osato fare. Avrei potuto aggiungere altri strumenti, e l’idea iniziale era appunto quella, ma dopo ripetuti ascolti ho deciso di non rovinare quella spontaneità iniziale e di lasciare tutto così, tra note e silenzio. Tuttora rimane il mio unico album che ascolto con quel piacere che ascolto album di altri e ringrazio Andrew per avermi dato la chiave di accesso ad un mondo che spero di ripetere in futuro.
Svanire è un racconto che avevo scritto a inizio anno e che sembrava aspettare proprio questo album per vedere la luce.
Quando Daisuke Suzuki, amico di Andrew Chalk, mi chiese qualche informazione in più per potermi dare il Kanji più adatto al titolo mi venne spontaneo descrivere così il racconto: “penso che il modo migliore per descrivere la parola Svanire sia una sensazione nascosta e innata di non essere parte di questo mondo che inizia dall’anima e poi tocca ogni parte del corpo e lentamente scompare come una giornata nebbiosa”.
A completare questo lavoro ho voluto utilizzare come artwork un bellissimo quadro di Andrew che chiude il cerchio di quello che per me rappresenta un sogno: aver potuto lavorare con un artista che ammiro da tempo.

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Svanire (NEW ALBUM)

Svanire, the Italian word for “vanishing,” is a 44-minute piano and electric piano suite, divided into four tracks that guide the listener through an intimate and reflective sonic journey. The work is minimal and skeletal in its essence, built around eloquent silences and fragile, almost suspended notes that evoke the melancholic hues of autumn. Each note seems to dissolve into the air, like leaves in the wind, creating an atmosphere of rarefied beauty. 
The strength of this piece lies precisely in its simplicity, which never feels trivial thanks to the meticulous production by Andrew Chalk. With his unique and hypnotic touch, Andrew has brought to life a sound that amplifies and enhances the delicate nature of the compositions, enriching them with emotional depth. Every sonic detail is carefully crafted, creating a balance between emptiness and fullness, between sound and silence, making the listening experience unique and immersive. 
Accompanying the music is a short story, a narrative that intertwines with the notes, creating a subtle dialogue between words and sound. The artwork, generously provided by Andrew Chalk, is not just a visual frame but a perfect representation of the atmosphere evoked by the album: an image that, like the music, seems to dissolve and vanish, capturing the fleeting nature of the moment. The choice of colors and visual forms engages with the sonic tones, further enriching the overall sensory experience. 
A special thanks goes to Daisuke Suzuki, who contributed the Kanji translation of the word Svanire, adding another layer of cultural and symbolic meaning to this work. The Kanji translation is not just a linguistic transposition but a bridge between cultures, reflecting the universality of the theme of vanishing and impermanence. 

Release date: November 9, 2024

Album Preview: LINK

CD Special Offer without shipping cost:
PAYPAL LINK
(The offer will be active until the album is released on Bandcamp)

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Music vs AI (part 2)

Small distortions welcome my resonant body. Small reflections that prevent me from proceeding with the day, words that I must put on paper (as they used to say).

I still reflect on what I wrote yesterday and think about music with a capital M, the real kind that the new generations no longer know.

I still hope for a niche of people made of ancient souls who run backwards in time and carry forward the values of the past. When everything was more difficult but made sense… every gesture was a sacred movement that gave importance to the here and now.

Speaking of mainstream music, I often read about how Fontaines DC are a blessing in today’s music scene, and it’s true, but one has to wonder who their rivals are.

Yesterday, by chance, assuming chance really exists, I listened again after a long time to two albums by The Cure that shaped my adolescence: Wish and Disintegration. Despite the years, every single word was still imprinted in my mind, perfectly sealed between heart and soul. When we still leafed through booklets and every new album purchased became an invaluable treasure in my bedroom that would accompany my listening for months. How can I compare this love and dedication with those who can switch from one album to another for free or with a simple subscription?

I won’t deny it, I too have been seduced by the convenience of digital, but slowly I have grasped its limits, limits that only those who want to breathe poetry can perceive…

And now that we have reached the next chapter, from the birth of the Internet to the birth of AI. How can I believe that all this is good for humanity? How can I not think that man is destined to become an inferior race in the next generations? A dumber race supported exclusively by this machine that will only be able to give us excellent advice. How can we not believe that all this will backfire on us?

Life is a continuous training of problem-solving, and the better you become, the simpler life gets. It is obvious that the habit of not thinking that will be generated in the future will lead to a collective lowering of intellect. It is also quite likely that future generations will no longer be able to recognize a piece created by a human being… if they are still capable of creating, of course. And here lies the fundamental point of it all: my greatest fear is that the human being may intellectually weaken to the point of believing that the only one capable of creating something, artistic or not, is AI. If that were the case, it would be the end.

I would like to think that instead, man will use this machine as a tool to improve, to increase his abilities and elevate his talents, and thus create a better world, but unfortunately, I don’t believe it will go that way. Human nature is still so deceitful, and the dark side will blind us in front of this fake opportunity, leading us straight to a new Middle Ages.

Sono piccole distorsioni quelle che accolgono il mio corpo risonante. Piccole riflessioni che mi impediscono il procedere della giornata, parole che devo per forza buttare su carta (come si diceva una volta).

Rifletto ancora su quello scritto ieri e penso alla musica con la M, quella vera che ormai le nuove generazioni non conosco più. Spero ancora nella nicchia di persone fatte di anime antiche che corrono a ritroso nel tempo e portano avanti i valori di un tempo. Quando tutto era più difficile ma aveva un senso….ogni gesto era un movimento sacro che regalava importanza al qui e ora.

Parlando di musica mainstrean leggo spesso di come i Fontaines DC siano una benedizione nel panorama della musica odierna, ed è vero effettivamente, ma c’è da chiedersi chi sono i loro rivali.

Ieri casualmente, ipotizzando che il caso esista davvero, ho riascoltato dopo tantissimo tempo due album dei Cure che hanno formato lal mia adolescenza: Wish e Disintegration. Nonostante gli anni ogni singola parola era ancora impressa nella mia mente, perfettamente sigillata tra cuore e anima. Quando ancora si sfogliavano i booklet e ogni nuovo album acquistato diventava un patrimonio inestimabile della mia camera da letto che avrebbe accompagnato per mesi i miei ascolti. Come posso confrontare questo amore e questa dedizione con chi può passare da un album all’altro gratuitamente o con un semplice abbonamento?

Non lo nego, anche io mi sono fatto sedurre dalla comodità del digitale ma lentamente ho colto i suoi limiti, limiti che solo chi vuole respirare poesia può percepire…

Ed ora che siamo arrivati al capitolo successivo, dalla nascita di Internet alla nascita dell’IA. Come posso credere che tutto questo sia un bene per l’umanità? Come posso non pensare che l’uomo sia destinato a diventare una razza inferiore nelle prossime generazioni? Una razza più stupida supportata esclusivamente da questa macchina che saprà regalarci solo ottimi consigli. Come possiamo non credere che tutto questo ci si ritorca contro?

La vita è un allenamento continuo di problem solving e più si diventa bravi e più la vita si semplifica. E’ ovvio che l’abitudine a non pensare che si genererà in futuro non porterà ad un abbassamento collettivo dell’intelletto. E’ anche abbastanza probabile che le generazioni del futuro non sapranno più riconoscere un brano creato da un essere umano… se saranno ancora capaci di creare ovviamente. Ed è qui il nodo fondamentale di tutto: il mio timore più grande è che l’essere umano possa depotenziarsi intelettualmente a tal punto da credere che l’unico in grado di creare qualcosa, di artistico e non, sia l’IA. Se fosse così sarebbe la fine. Vorrei pensare che invece l’uomo utilizzerà  questa macchina come strumento per migliorasi, per aumentare le proprie capacità ed elevare i propri talenti e quindi creare un mondo migliore, ma purtroppo non credo andrà così. La natura umana è ancora così subdola e il lato oscuro ci accecherà davanti a questa finta opportunità portandoci diritti ad un nuovo medioevo.

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Waiting for…

After months of waiting, the rain that changes everything has finally arrived. These are different drops that mark the end of summer and lead us into autumn, my favorite season. Early in the morning, we already wake up in the dark, and slowly the house returns to a more livable temperature. It was a summer divided in two, pleasant until June and then very hot until a few days ago.

Slowly, I can complete the two works I finished in 2024. They will be called “Svanire” and “Brusio d’autunno” two autumnal works that I can’t wait to share. Always for those who still want to follow my publications. I am becoming less and less social, and maybe one day I will even leave Bandcamp… but this is just a thought that has been swirling in my head for a while, nothing concrete for now.

For now, I enjoy the coolness of the morning and those clouds in the sky so uncertain but full of autumn energy.

Dopo mesi di attesa finalmente è arrivata la pioggia che cambia tutto. Sono gocce diverse che delineano la fine dell’estate e ci accompagnano verso l’autunno, la mia stagione preferita. Al mattino presto già ci si sveglia con il buio e piano piano la casa ritorna a un temperatura più vivibile. E’ stata un’estate divisa in due, piacevole fino a giugno e poi molto calda fino a pochi giorni fa.

Piano piano posso portare a termine i due lavori che ho concluso in questo 2024. Si chiameranno “ Svanire” e “Brusio d’autunno”, due lavori autunnali che non vedo l’ora di condividere. Sempre per chi ha ancora voglia di seguire le mie pubblicazione. Ormai sono sempre meno social e forse un giorno abbandonerò anche Bandcamp…ma questo è solo un pensiero che mi frulla in testa da un pò, nulla di concreto per ora.

Per ora mi godo il fresco del mattino e quelle nuvole in cielo così incerte ma cariche di energia autunnale.