Tag: Ambient music

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… autumn

I have always loved this time of year when, towards the end of September, we bid farewell to the summer heat and gently step into that path of multicolored leaves and minor chords that lead us towards the cold of winter.
Memories of the past resurface in my mind, when I still lived in the house in Pordenone. I see my mother, before she got sick, showing off the shawl she bought in her hometown, Edinburgh. I feel the first cold starting to penetrate the walls of the house and the basement set up as a sound studio that finally comes back to life with notes and resonances. I touch the tiles, finally cold, and smile because the first fog is near.
In the air, I perceive something special, a sort of preparation that has always attracted me. Not surprisingly, my soul is magnetically drawn to this season.
I am happy to soon present a work with these characteristics, with an autumnal and foggy mood. A delicate sound that leaves time to reflect and let oneself go between dream and melancholy. And as Radiohead would say, “how to disappear completely”.

Ho sempre amato molto questo periodo dell’anno quando, verso la fine di Settembre, si saluta definitivamente il caldo dell’estate entrando in punta di piedi in quel sentiero di foglie multicolore e accordi minori che ci portano verso il freddo dell’inverno. 
Riaffiorano nella mia mente ricordi del passato, quando ancora vivevo nella casa di Pordenone. Vedo mia madre, prima di ammalarsi, che sfoggiava il coprispalle comprato nella sua città natale, Edimburgo. Sento il primo freddo che inizia a penetrare le mura della casa e lo scantinato allestito a studio sonoro che finalmente ricomincia a vivere di note e risonanze. Tocco le piastrelle finalmente fredde e sorrido perché la prima nebbia è vicina.
Nell’aria percepisco qualcosa di speciale, una sorta di preparazione che mi ha sempre attirato. Non a caso, la mia anima è magneticamente attratta da questa stagione.
Sono felice di presentare a breve un lavoro con queste caratteristiche, dal mood autunnale e nebbioso. Un suono delicato che regala il tempo per riflettere e lasciarsi andare tra sogno e malinconia. E come direbbero i Radiohead “how to disappear completely”.

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Music vs AI (part 2)

Small distortions welcome my resonant body. Small reflections that prevent me from proceeding with the day, words that I must put on paper (as they used to say).

I still reflect on what I wrote yesterday and think about music with a capital M, the real kind that the new generations no longer know.

I still hope for a niche of people made of ancient souls who run backwards in time and carry forward the values of the past. When everything was more difficult but made sense… every gesture was a sacred movement that gave importance to the here and now.

Speaking of mainstream music, I often read about how Fontaines DC are a blessing in today’s music scene, and it’s true, but one has to wonder who their rivals are.

Yesterday, by chance, assuming chance really exists, I listened again after a long time to two albums by The Cure that shaped my adolescence: Wish and Disintegration. Despite the years, every single word was still imprinted in my mind, perfectly sealed between heart and soul. When we still leafed through booklets and every new album purchased became an invaluable treasure in my bedroom that would accompany my listening for months. How can I compare this love and dedication with those who can switch from one album to another for free or with a simple subscription?

I won’t deny it, I too have been seduced by the convenience of digital, but slowly I have grasped its limits, limits that only those who want to breathe poetry can perceive…

And now that we have reached the next chapter, from the birth of the Internet to the birth of AI. How can I believe that all this is good for humanity? How can I not think that man is destined to become an inferior race in the next generations? A dumber race supported exclusively by this machine that will only be able to give us excellent advice. How can we not believe that all this will backfire on us?

Life is a continuous training of problem-solving, and the better you become, the simpler life gets. It is obvious that the habit of not thinking that will be generated in the future will lead to a collective lowering of intellect. It is also quite likely that future generations will no longer be able to recognize a piece created by a human being… if they are still capable of creating, of course. And here lies the fundamental point of it all: my greatest fear is that the human being may intellectually weaken to the point of believing that the only one capable of creating something, artistic or not, is AI. If that were the case, it would be the end.

I would like to think that instead, man will use this machine as a tool to improve, to increase his abilities and elevate his talents, and thus create a better world, but unfortunately, I don’t believe it will go that way. Human nature is still so deceitful, and the dark side will blind us in front of this fake opportunity, leading us straight to a new Middle Ages.

Sono piccole distorsioni quelle che accolgono il mio corpo risonante. Piccole riflessioni che mi impediscono il procedere della giornata, parole che devo per forza buttare su carta (come si diceva una volta).

Rifletto ancora su quello scritto ieri e penso alla musica con la M, quella vera che ormai le nuove generazioni non conosco più. Spero ancora nella nicchia di persone fatte di anime antiche che corrono a ritroso nel tempo e portano avanti i valori di un tempo. Quando tutto era più difficile ma aveva un senso….ogni gesto era un movimento sacro che regalava importanza al qui e ora.

Parlando di musica mainstrean leggo spesso di come i Fontaines DC siano una benedizione nel panorama della musica odierna, ed è vero effettivamente, ma c’è da chiedersi chi sono i loro rivali.

Ieri casualmente, ipotizzando che il caso esista davvero, ho riascoltato dopo tantissimo tempo due album dei Cure che hanno formato lal mia adolescenza: Wish e Disintegration. Nonostante gli anni ogni singola parola era ancora impressa nella mia mente, perfettamente sigillata tra cuore e anima. Quando ancora si sfogliavano i booklet e ogni nuovo album acquistato diventava un patrimonio inestimabile della mia camera da letto che avrebbe accompagnato per mesi i miei ascolti. Come posso confrontare questo amore e questa dedizione con chi può passare da un album all’altro gratuitamente o con un semplice abbonamento?

Non lo nego, anche io mi sono fatto sedurre dalla comodità del digitale ma lentamente ho colto i suoi limiti, limiti che solo chi vuole respirare poesia può percepire…

Ed ora che siamo arrivati al capitolo successivo, dalla nascita di Internet alla nascita dell’IA. Come posso credere che tutto questo sia un bene per l’umanità? Come posso non pensare che l’uomo sia destinato a diventare una razza inferiore nelle prossime generazioni? Una razza più stupida supportata esclusivamente da questa macchina che saprà regalarci solo ottimi consigli. Come possiamo non credere che tutto questo ci si ritorca contro?

La vita è un allenamento continuo di problem solving e più si diventa bravi e più la vita si semplifica. E’ ovvio che l’abitudine a non pensare che si genererà in futuro non porterà ad un abbassamento collettivo dell’intelletto. E’ anche abbastanza probabile che le generazioni del futuro non sapranno più riconoscere un brano creato da un essere umano… se saranno ancora capaci di creare ovviamente. Ed è qui il nodo fondamentale di tutto: il mio timore più grande è che l’essere umano possa depotenziarsi intelettualmente a tal punto da credere che l’unico in grado di creare qualcosa, di artistico e non, sia l’IA. Se fosse così sarebbe la fine. Vorrei pensare che invece l’uomo utilizzerà  questa macchina come strumento per migliorasi, per aumentare le proprie capacità ed elevare i propri talenti e quindi creare un mondo migliore, ma purtroppo non credo andrà così. La natura umana è ancora così subdola e il lato oscuro ci accecherà davanti a questa finta opportunità portandoci diritti ad un nuovo medioevo.

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Music vs AI (part 1)

Not long ago, an old friend of mine, a computer professional with a hobby in metal electric guitar, shared his musical experiments made with AI.
His rational and analytical mind led him to create 1,000 tracks in a month to fully understand the Suno platform, exploring various requests and musical genres.
I was amazed to discover that today, with just a simple sketched arpeggio, a text, and a few instructions, you can now create a song that to many ears may sound real.
So, what is the future of music?
Considering that AI is growing like a child, in ten years, or perhaps even less, it will have much higher capabilities than we can imagine, and consequently, its ability to generate music will be of much higher quality as well.
The thought that today I could ask AI to add trumpet or violin tracks to a new song makes me really uncomfortable, and imagining a future world where mainstream music features avatar artists makes me truly sad.
What are we doing? Why are we rushing in this direction?
In not too many years, chaos will be generated, and not only in the artistic realm. But I prefer to speak only of the fate of Music, reduced to a distant memory… when imperfection was still capable of generating that inner impulse and spark that could move the listener.

Poco tempo fa un amico di vecchia data, professionista del computer e con l’hobby della chitarra elettrica metal, mi ha girato i suoi esperimenti musicali fatti con l’IA.
La sua mente razionale e analitica l’ha portato in un mese a creare 1000 brani per capire a fondo la piattaforma Suno, spaziando nelle richieste e nei generi musicali.
Sono rimasto sbalordito nello scoprire che oggi con un semplice arpeggio abbozzato, un testo e qualche indicazione si possa ormai creare una canzone che all’orecchio di molti può risultare reale.
E quindi qual è il futuro della musica?
Considerando che l’IA sta crescendo come un bambino nell’arco di dieci anni e forse anche meno avrà capacità molto più elevate di quello che immaginiamo e quindi di conseguenza anche la sua qualità nel generare musica lo sarà.
Pensare che oggi potrei chiedere all’IA di aggiungermi delle tracce di tromba o di violino a un nuovo brano mi mette davvero a disagio e immaginare un mondo futuro dove il mainstream proporrà artisti avatar mi rende davvero triste.
Che cosa stiamo facendo? Per quale motivo stiamo correndo in questa direzione?
Tra non molti anni si genererà il caos e non solo a livello artistico. Ma preferisco parlare solo della fine che farà la Musica ridotta a diventare un ricordo lontano… quando ancora l’imperfezione era capace di generare quell’impulso interiore e quella scintilla capace di emozionare l’ascoltatore.

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Waiting for…

After months of waiting, the rain that changes everything has finally arrived. These are different drops that mark the end of summer and lead us into autumn, my favorite season. Early in the morning, we already wake up in the dark, and slowly the house returns to a more livable temperature. It was a summer divided in two, pleasant until June and then very hot until a few days ago.

Slowly, I can complete the two works I finished in 2024. They will be called “Svanire” and “Brusio d’autunno” two autumnal works that I can’t wait to share. Always for those who still want to follow my publications. I am becoming less and less social, and maybe one day I will even leave Bandcamp… but this is just a thought that has been swirling in my head for a while, nothing concrete for now.

For now, I enjoy the coolness of the morning and those clouds in the sky so uncertain but full of autumn energy.

Dopo mesi di attesa finalmente è arrivata la pioggia che cambia tutto. Sono gocce diverse che delineano la fine dell’estate e ci accompagnano verso l’autunno, la mia stagione preferita. Al mattino presto già ci si sveglia con il buio e piano piano la casa ritorna a un temperatura più vivibile. E’ stata un’estate divisa in due, piacevole fino a giugno e poi molto calda fino a pochi giorni fa.

Piano piano posso portare a termine i due lavori che ho concluso in questo 2024. Si chiameranno “ Svanire” e “Brusio d’autunno”, due lavori autunnali che non vedo l’ora di condividere. Sempre per chi ha ancora voglia di seguire le mie pubblicazione. Ormai sono sempre meno social e forse un giorno abbandonerò anche Bandcamp…ma questo è solo un pensiero che mi frulla in testa da un pò, nulla di concreto per ora.

Per ora mi godo il fresco del mattino e quelle nuvole in cielo così incerte ma cariche di energia autunnale.

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Ambient

When music enters your skin in such a forceful way, giving oxygen to your blood, you slowly start a research journey that will never end. You start to explore musical genres in a transversal direction like a vagabond moving from one country to another, driven simply by the search for beauty. You are never satisfied and always look for something new and different that gives you transcendental sensations. This is, in my opinion, what best characterizes the true soul of the sound researcher, and I consider myself among them, before even a musician.
In the past, I have often been pointed out by those I consider conservative listeners (not to say obtuse), criticizing ambient or experimental music as non-music. This is for me a superficial and totally false judgment. Personally, I believe that every self-respecting music is and must be simply well made. When it is, then it is MUSIC.
Speaking of ambient, you enter a vast territory with a language that however is not for everyone. It is something that touches your strings immediately, of which you either fall in love or get irritated by its lack of stakes. I remember as a kid, when I was listening to other musical genres like metal or progressive, I was in love with some intros of some songs to the point that I wanted them to repeat indefinitely, to the point of finding the continuum of those songs almost ruining everything done before. A forcing and a waste. Until I discovered ambient and it was love at first sight.
Listening to this genre is like taking music and listening to it under a microscope, savoring every molecule. There is a desire for minimalism of the soul that leads to this love. It is something indefinable in words, so it is useless to project yourself into brainy challenges and sounds of television debate with those who denigrate and criticize this genre. Very often those who listen to ambient love and listen to many other genres while instead those who listen to rock, metal or any other genre fossilize exclusively on that type of music, never changing perspective and looking at their own world always from the same angle.
So what’s the point of arguing with them? As a person I knew years ago often said: “it’s useless to make a donkey answer the phone, it won’t answer you anyway”. I think this description gives a very good idea.

Quando la musica entra nella tua pelle in maniera così prepotente, dando ossigeno al tuo sangue, lentamente inizi un percorso di ricerca che mai si interromperà. Inizi ad esplorare generi musicali in direzione trasversale come un vagabondo che si muove tra un paese e l’altro, spinto semplicemente dalla ricerca del bello. Non ti accontenti mai e cerchi sempre qualcosa di nuovo e diverso che ti regali sensazioni trascendentali. Questo è, secondo me, quello che caratterizza al meglio la vera anima del ricercatore sonoro, ed io mi considero tra quelli, prima ancora di un musicista.
In passato sono stato spesso additato da quelli che considero ascoltatori conservatori (per non dire ottusi), criticando la musica ambient o sperimentale come non musica. Questo è per me un giudizio superficiale e totalmente falso. Personalmente, credo che ogni musica che si rispetti è e deve essere fatta semplicemente bene. Quando è così, allora è MUSICA. Parlando di ambient, si entra in un territorio vastissimo con un linguaggio che però non è per tutti. È qualcosa che ti sfiora le corde da subito, di cui o ti innamori o ti irrita per la sua assenza di riferimenti. Ricordo che da ragazzino, quando ascoltavo altri generi musicali come il metal o il progressive, ero innamorato di alcuni intro di alcuni brani a tal punto che avrei voluto si ripetessero all’infinito, a tal punto da trovare il continuum di quei brani quasi un rovinare tutto quello fatto prima. Una forzatura e uno spreco. Finché non scoprii l’ambient e fu amore a prima vista.
Ascoltare questo genere è come prendere la musica ed ascoltarla al microscopio, assaporandone ogni molecola. C’è un desiderio di minimalismo dell’anima che porta a questo amore. È un qualcosa di indefinibile a parole, inutile quindi proiettarsi in cervellotiche sfide e suoni di dibattito televisivo con chi denigra e critica questo genere. Molto spesso chi ascolta ambient ama e ascolta anche tanti altri generi mentre invece chi ascolta rock, metal o qualsivoglia altro genere si fossilizza esclusivamente su quel tipo di musica, senza mai cambiare prospettiva e guardando il proprio mondo sempre dalla stessa angolazione. Che senso ha quindi discutere con loro? Come spesso diceva una persona conosciuta anni fa: “inutile far rispondere un asino al telefono, tanto non ti risponderà”. Penso che questa descrizione renda benissimo l’idea.

 

 

 

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While in “Rockerilla”

A stunning review written by Mirco Salvadori:

Francis Gri è quel raro musicista che riesce ad esprimere il proprio sentire mantenendo sempre alta la soglia dell’emozione in chi lo ascolta. La sua scelta nell’osservare da sempre totale libertà e indipendenza, lo colloca nell’oscuro per molti Olimpo dei puri, un luogo in realtà assai frequentato per chi di queste caratteristiche ha bisogno, lasciandosi andare in un ascolto parimenti unico e libero. Eno e Budd alle basi del suo gesto sonoro che in While assume le sembianze del diario, oggetto intimo e liberatorio, capace di tenere lontane l’ansia e l’angoscia degli accadimenti che segnano il nostro percorso, mantenedo aperta la connessione con il SOGNO.

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Lull

I’m happy to share this little sound miniature called “Lull”

“Lull” is the first in a series of micro-albums that I will release in the future. The main characteristic of these works is to focus the essence of an album into the duration of an EP. Each track will be conceived as small musical haiku, compositional sketches aimed at the search for purity and poetry. I like the idea of ​​working by enhancing the small, the little, and spontaneity, in a world where instead the exact opposite is desperately sought. “Lull” is a dedication to my daughter and her first months of life, when sleeping was still her primary activity. Thanks to anyone who desires to be lulled by this first sound miniature.

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While in Igloo Magazine

A beautiful review of my last work written by Philippe Blanche: https://igloomag.com/reviews/francis-gri-while

Francis Gri, mastermind behind the indie label Krysalisound but also alchemist of micro-electronic thrills / ambient miniatures in minimalist mode has recently published a quite noticeable body of recordings soberly titled While. The music is clearly lodged at the confluence of ambient sweetness for lush textures and modern classicism. It carries on the path he already approached in terms of compositional technics and emotional motifs. Written as an inner soundtrack where delicately moving melodies rise from velvet-like abstract electronics. The melodic component is mostly piano/guitar centric with detached aerial repetitive notes falling like calm sparse water drops. It emotionally captures fragile introspective moments with a sense of vague reveries and grieving solemnity.
While evokes continuously serene and impressionistic sound motifs for long sustained chords, cyclical echoing minimal melodic scintillations—apparently static sound forms—but which admit a palette of nuances and acoustic colors as well. Slowly enveloping and glit-esque ambient ballads under a velveting imaginary garden of infinite quietness. This can perfectly be associated to the sorrowing neoclassical quietness of some reflective ambient works from Anthené, Peter Broderick, Hakobune, and Ghost & Tapes.

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The end of labels?

It will probably seem strange to read these words coming from someone who has run a label for several years, but I am quite convinced that the time for labels is coming to an end. Or perhaps the reader may think it’s normal for me to say this, otherwise I wouldn’t have decided to permanently close Krysalisound but simply to take a small break.
In reality, first of all, I have always struggled to consider myself a label. In my own small way, I have only tried to help talented emerging artists by offering what I already did for myself, but for me, a label is, perhaps ideally, something more. It’s a home where artists should feel safe, be valued with promotion, marketing operations, live performances. But in reality, it’s not like that anymore, except perhaps for labels of a certain importance.
Nowadays, there is a thicket of tiny labels that simply release albums and do little more, even giving the artist a measly handful of physical copies. Promotion is almost non-existent also because fanzines and webzines have lost the value they once had. If there was already little space for concerts before the pandemic, imagine now.
So what’s the point of continuing with the old logic of contacting labels to be published? I don’t find it meaningful except out of habit or mechanization… or perhaps to feed one’s self-esteem that needs to hear from a label, “Your album is amazing, I want to publish it!”
I think it’s time for the artist to start thinking like a freelancer, gradually increasing their fan base and earning 100% from their own art. Perhaps what many musicians have not realized is that labels fundamentally enrich themselves with the art of others, giving very few crumbs to the artists. I am aware that not all artists are inclined to self-promote, but I think that in the long run, it is an effort that can bring great satisfaction, much more enduring than being published by a label. And those who will not find satisfaction perhaps is a clear sign that it is time to do something else, making room for those who truly have talent.
Perhaps I am speaking with too much cynicism, omitting many points that I cannot see, but at the moment this is my point of view which I believe will become increasingly consolidated in the future. A future where music is losing all reference to the past and MUST therefore change its skin, stepping out of the comfort zone, otherwise the risk is that AI will rightfully replace human mediocrity even in the world of music. But this is another point that maybe I will reflect on later…

Probabilmente risulterà strano leggere queste parole proprio da chi ha portato avanti un’etichetta per diversi anni, ma sono abbastanza convinto che il tempo delle label stia per finire. O forse chi legge può pensare che sia normale che io dica questa cosa altrimenti non avrei mai deciso di chiudere definitivamente Krysalisound ma semplicemente di prendere una piccola pausa.
In realtà per prima cosa ho sempre fatto fatica a considerarmi un’etichetta, nel mio piccolo ho solo cercato di aiutare artisti emergenti di talento offrendo quello che già facevo per me, ma per il sottoscritto una label è, forse idealmente, qualcosa di più. E’ una casa dove gli artisti devono sentirsi al sicuro, essere valorizzati con promozione, operazioni di marketing, live. Ma in realtà non è più così, tranne forse per le label di una certa importanza.
Ormai esitste un sottobosco di piccolissime etichette che semplicemente pubblicano album e fanno ben poco di più, regalando addirittura all’artista una misera manciata di copie fisiche. Promozione quasi nulla anche perchè ormai le fanzine e le webzine hanno perso il valore che una volta avevano. Se di spazio per i concerti ce n’era già poco prima della pandemia figuriamoci ora.
Quindi che senso ha continuare nella logica antica di contattare le etichette per essere pubblicato? Io non lo trovo un senso se non per abitudine o meccanicità….o forse per alimentare la propria autostima che ha bisogno di sentirsi dire da una label “ il tuo album è stupendo, lo voglio pubblicare!”.
Io penso che sia arrivato il momento in cui l’artista debba iniziare a pensare come un libero professionista, cercando di aumentare piano piano la sua cerchia di fan e guadagnare il 100% dalla propria arte. Quello che forse tanti musicisti non si sono resi conto è che le etichette fondamentalmente si arricchiscono con l’arte degli altri dando poi agli artisti ben poche briciole. Sono consapevole che non tutti gli artisti sono propensi a sponsorizzarsi, ma penso che alla lunga sia uno sforzo che possa regalare grandi soddisfazioni, molto più durature di essere pubblicato da un’etichetta. E chi di soddifazioni non ne avrà forse è un segnale chiaro che è tempo di fare altro, lasciando spazio a chi di talento ne ha veramente.
Forse sto parlando con troppo cinismo, omettendo tanti punti che non riesco a vedere, ma al momento questo è il mio punto di vista che credo diventerà sempre più consolidato nel futuro. Un futuro dove la musica sta perdendo ogni riferimento col passato e DEVE per questo cambiare pelle uscendo dalla comfort zone altrimenti il rischio è che l’AI sostituisca (giustamente) la mediocrità umana anche nel mondo della musica. Ma questo è un altro punto di cui magari rifletterò più avanti…

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News 2024 #1

Dear followers, I am happy to share some news with you. 
In the coming months, I will be releasing a new collaboration on my personal page. This project marks my first work with Anthony Elfort (aka Toàn), and I couldn’t be prouder of the result. The mix is nearly complete; we’re just finalizing the mastering and artwork. My goal is to launch it in April—fingers crossed!
Additionally, I have a couple of smaller projects lined up for release before my new album, which I am currently composing. These include a little EP and a collection of tracks that have never found a home on any previous albums.
Lastly, there are only two copies remaining of my album “While.” If you enjoyed it, consider grabbing a physical copy of this limited edition:  francisgri.bandcamp.com/album/while

Thank you for your continued support!

Francis